Incidenti stradali: Napoli è la città più sicura

La vulgata comune sostiene che Napoli è il regno degli incidenti stradali. Le cose non stanno così. Se si analizzano le statistiche Aci Istat sugli incidenti stradali si scopre che Napoli è addirittura uno dei grandi centri urbani più sicuri. Al contrario Verona è quella dove si muore di più e Milano e Genova sono quelle con il maggior numero di incidenti e feriti – da BiciSnob.wordpress.com dell’11.06.2012

martedì 12 giugno 2012 11:51

La vulgata comune sostiene che Napoli è il regno degli incidenti stradali. Anzi, più che una diceria, quella della pericolosità del traffico partenopeo dovrebbe essere un’evidenza matematica, dal momento che le assicurazioni vendono a carissimo prezzo le polizze auto nel capoluogo campano. Le cose non stanno così. Se si analizzano le statistiche Aci Istat sugli incidenti stradali si scopre che Napoli è addirittura uno dei grandi centri urbani più sicuri. Al contrario Verona è quella dove si muore di più e Milano e Genova sono quelle con il maggior numero di incidenti e feriti.

Rapportando il numero di sinistri alla popolazione si scopre infatti che a Napoli ci sono 260 incidenti stradali ogni 100mila abitanti. Tra i Comuni con più di 200mila abitanti è il valore più basso, identico a quello di Venezia che però com’è noto ha una grande porzione di territorio interdetta alle auto (pubblico in calce la tabella Aci-Istat che mi ha permesso di ricavare sia queste cifre che quelle successive).

A Milano gli incidenti (910) sono tre volte e mezza di più rispetto a Napoli, a Genova circa il triplo (815). E, come detto, il rapporto sinistri/popolazione è più alto in tutte le altre grandi aree urbane: a Firenze ci sono 700 incidenti/100mila abitanti, a Bari 680, a Roma 670, a Verona 600, a Bologna 570, a Catania 530, a Messina 480, a Trieste 440, a Palermo 370 e a Torino 360.

Anche la mortalità, raffrontata a quella di altri capoluoghi, è di gran lunga più bassa. Verona è la città più pericolosa (con 10,2 vittime della strada ogni 100mila abitanti), seguita da Catania (7,8), Bologna (7,4), Roma e Messina (6,6), Palermo (5,9), Trieste e Genova (5,3), Milano (4,4), Firenze (4,3) e Venezia 4,0. Solo tre Comuni hanno un rapporto mortalità stradale/popolazione inferiore a quattro decessi ogni 100mila abitanti: Torino (3,2 morti/100mila ab), Bari (3,1) e Napoli (3,6).

Conferma quanto detto finora anche la statistica relativa ai feriti. Tre città superano in un anno il valore di mille persone infortunate ogni 100mila abitanti. Sono Milano (1230), Genova (1016) e Bari (1015). In questa graduatoria negativa si trovano poi Roma (886 feriti/100mila abitanti), Firenze (868), Verona (789), Bologna (748), Catania (739), Messina (686), Torino (624), Palermo (525), Trieste (514). Ancora una volta tra le città più sicure troviamo Napoli e Venezia, la prima con 373 feriti ogni 100mila abitanti e la seconda con 363.

Non mi interessa capire come mai, a torto, a Napoli sia stata affibbiata l’etichetta di città più pericolosa, mentre mi piacerebbe molto riuscire a capire come mai è, relativamente, una delle più sicure. Posso solo azzardare delle ipotesi. Che a Napoli ci sia una esagerata anarchia nella circolazione stradale non lo dice nessuna statistica, ma l’esperienza quotidiana di chi ci vive così come l’osservazione diretta di chi, come me, ogni tanto ci passa per lavoro. Nel capoluogo partenopeo non importa se c’è il semaforo verde, se ci sono le strisce pedonali, se ti trovi su una strada a senso unico… All’incrocio sai che qualcuno può passare col rosso, che le zebre non le rispetta nessuno e che puoi frequentemente imbatterti in veicoli che procedono contromano. Risultato? Una maggiore attenzione alla guida e uno spontaneo abbassamento della velocità media dei veicoli che, più che altrove, devono spesso far fronte a situazioni completamente inaspettate. In altre parole l’assenza di regole riduce la possibilità di distrarsi, impone andature più moderate, riduce incidenti, morti e feriti.

Esperimenti del genere, d’altronde, sono stati realizzati in diverse cittadine europee. A Drachten, ad esempio, un centro della Frisia olandese di 15mila abitanti, hanno tolto semafori e segnali stradali dal 2003 lasciando che il traffico fosse autoregolamentato dal senso di responsabilità degli utenti della strada. Nel giro di breve tempo in questo comune gli incidenti stradali sono diminuiti del 60-70 per cento.

Sia chiaro: non voglio sostenere che l’anarchia napoletana vada presa come esempio. Tutt’altro. Penso però che si debbano promuovere, facendo rispettare le regole, quegli elementi che forse determinano il minor numero di incidenti, morti e feriti a Napoli e Venezia: la moderazione della velocità in tutto il centro urbano nel primo caso e l’interdizione al traffico motorizzato in una vasta area della città nel secondo.


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